Storia di Cerda

Cerda paese collinare a 60 km da Palermo, si appoggia ai contrafforti madoniti degli ex feudi di “Calcusa” e “Fontanamurata”. Detto feudo, è talvolta denominato solo Calcusa, o solo Fontanamurata o Murata. Si potrebbe pensare a due feudi distinti, mentre in realtà è uno solo. 
Verso il 1816, per determinare meglio le contrade si diede un’estensione ai due nomi: uno “CALCUSA”, comprendenti i feudi di Tamburello o Ravanusa, e l’altro “FONTANAMURATA O FONTANAROSSA”. Il feudo di Calcusa e Fontanamurata faceva parte della Contea di Collesano.
Nel 1430, mentre era Conte di Collesano Giliberto Centelles, Re Alfonso V°, il Magnanimo, figlio di Ferdinando I° D’Aragona, lo distaccò dalla Contea.
Il Centelles con autorizzazione del Re, lo vendette al Conte di Geraci Giovanni Ventimiglia, che fu investito dal Vicerè Lupo Ximenes Durrea.
In seguito, con un testamento, il feudo venne lasciato in eredità a Luciano Ventimiglia. Questi, il 28.09.1453, dopo aver ottenuto la “Licentia Regia”, vende il feudo ad Antonio De Simone Andrea, alias De Mastrantonio (o Bardi), con diritto di riscatto entro 20 anni.
Ad Antonio, gli successe il figlio Luigi De Mastrantonio nel 1478, mentre a Re Giovanni I° di Navarra, gli succedeva Re Ferdinando II° D’Aragona detto “Il Cattolico”.
Nel 1505, a Luigi successe il figlio Salvatore De Mastrantonio, mentre a Re Ferdinando II° succedeva Re Carlo V° D’Asburgo. 
Il 07.12.1526, Salvatore De Mastrantonio o Bardi, ottenne da Re Carlo V° la facoltà di riunire gente, tramite bando, nel feudo di Calcusa e Fontanamurata, presso il “FONDACO NUOVO”.
In questa data non si riscontra l’esistenza di usi civici né di abitazione: e, quindi, è escluso che vi erano abitanti anche tra gli stessi agricoltori o pastori del luogo, ad ogni modo, questa potrebbe essere la data di inizio effettivo della comunità di Cerda.
Quando nel 1529, Salvatore De Mastrantonio dona il feudo al figlio Ludovico, mancano ancora abitanti nel feudo.
Nel 1540, a Ludovico succedette il figlio Giuseppe Mastrantonio, seguito nel 1576 dal figlio Nicolò, mentre sul trono di Spagna regnava Re Filippo II°.
Il 02.07.1604, il Feudo passa a Mastrantonio La Cerda Centelles Vincenzo, figlio di Nicolò, per donazione fattagli dal Padre.
Nel 1622, gli succedette Mastrantonio Bardi Centelles Eleonora, figlia di Vincenzo Mastrantonio.
Nel 1626, su questo feudo doveva esistere un primo nucleo di case, poiché esiste una prima “Licentia Populandi” concessa alla Baronia di Calcusa, come risulta da un atto di vendita del 12.02.1626, ed esistevano anche una chiesa ed alcuni magazzini.
Il 22.02.1626, Vincenzo ed Eleonora vendono il feudo ad Antonio Bologna, il quale a sua volta, nel 1634, lascia erede Giuseppe Bologna.
Giuseppe, l’01.11.1649, rivende il feudo a Giulia Bardi Pignatelli Centelles Spatafora, moglie di Giulio Pignatelli. Intanto, in Spagna a Re Filippo II° succedeva al trono, nel 1598 il figlio Re Filippo III°.
Morto nel 1621, il trono passava al figlio Re Filippo IV°. Questi ebbe come amante l’attrice Maria Calderona, e per colpa del suo malgoverno, segnò la fine della potenza Spagnola. 
Intanto il feudo di Calcusa, dalla famiglia Bardi e Pignatelli, passa alla famiglia “Della Cerda”, tramite vendita fatta a Luigi Santostefano “E CERDA” (“E” complemento di origine?), il quale prende possesso della Baronia di Calcusa e Fontanamurata il 25.06.1655.
Tutto ciò avviene per mezzo di Giuseppe Santostefano, padre e amministratore del suddetto Luigi, il quale viene investito l’11.08.1662 da Re Carlo II° che succedette al padre Re Filippo IV°, e che regnava sotto la reggenza della madre Marianna. Privo di discendenti, chiamò a succedergli Filippo D’Angiò.
Da ciò ebbe inizio la guerra di successione spagnola.
Il 13.11.1664, è investito della Baronia di Calcusa, Giuseppe Santostefano, in seguito al rifiuto e donazione fatta in suo favore dal figlio primogenito Fra Domenico Santostefano E Cerda, al secolo chiamato Don Luigi Santostefano e Cerda.
 

Il 13.02.1659. Giuseppe Santostefano, ottiene il titolo di “MARCHESE DELLA CERDA” sul territorio di Calcusa e Fontanamurata dal Vicerè; in questa occasione venne concessa una seconda “Licentia Populandi”, che obbligava il Marchese ed i suoi successori a popolare entro un decennio la Baronia, in caso contrario, il Vicerè avrebbe trasferito detto titolo in un altro feudo popolato. 
Infatti, il 09.01.1662, fu dato l’ordine di costruire 16 case.
Queste costruzioni si possono ritenere un ampliamento del piccolissimo nucleo già esistente nel 1626, perché nell’aprile del 1665, il Marchese chiede di costruire un magazzino alla distanza di tre miglia dalle 16 case ivi costruite.
Si pensa che il Marchese abbia aggiunto non più di 3 o 4 case tanto per dare una nuova apparente origine alle case già esistenti.
Queste case furono occupate dagli abitanti del luogo.
Il 16.09.1666, a Giuseppe Santostefano, in occasione del passaggio della corona da Filippo IV° a Re Carlo II°, viene confermata l’investitura tanto del feudo Calcusa, quanto del Marchesato di Cerda.
Nel primo censimento di Cerda, effettuato nel 1713, si indicavano 16 abitazioni e 82 abitanti.
Il 21.09.1674, successe a Giuseppe Santostefano, il figlio Luigi Santostefano e Bertola, seguito a sua volta, il 24.10.1727 dal figlio Giuseppe Santostefano Notarbartolo. Nel 1748 vengono rivelate 67 anime, il cui numero nel 1759 è di 72 abitanti.
Il 21.12.1764, Luigi Santostefano Vanni, riceve l’investitura come figlio primogenito di Giuseppe suddetto. Allo stesso, il 20.04.1779, successe il figlio Giuseppe Santostefano e Notarbartolo.
Il 06.07.1807, successe a Giuseppe il figlio primogenito Luigi o Alessio, ultimo investito del titolo di Marchese, che fu poi Intendente di Messina, Lecce e Caserta, e muore senza lasciare eredi, per cui la successione passò al Fratello Santostefano Ruffo.
Quali possessori di terre nel Comune di Cerda, risalenti al 1811, esiste un atto firmato da Geltrude Santostefano e Ruffo, Marchese vedova della Cerda, in qualità di balia e tutrice del figlio Don Alessio Santostefano e Ruffo Marchese della Cerda.
Il 28.09.1825, il Marchese della Cerda, chiese di sostituire le rendite da lui dovute con l’assegnazione di una quantità dei suoi beni in valore corrispondente, avvalendosi di un decreto del 10.02.1824.
Da un documento del 06.07.1829, risulta che l’ex Baronia di Cerda, formata dall’ex feudo di Calcusa e Trabbiata, venne assegnata a cinque creditori:
1. Don Casimiro Di Maria, Baronello Alleri, come marito dotatario di Donna Carolina Santostefano e Ruffo in Di Maria.
2. Donna Geltrude Ruffo in Santostefano, vedova del Marchese della Cerda, Don Giuseppe Santostefano.
3. Donna Antonia Santostefano in Ruffo.
4. Don Fulco Antonio Santostefano e Ruffo.
5. Don Ignazio Vassallo, quale marito e dotatario di Giovanna Santostefano e Ruffo e Vassallo.
Resta al Marchese della Cerda una quantità di terre dell’ex feudo di Calcusa e Trabbiata.
Il Comune di Cerda il 27.02.1842, con deliberazione dichiarò di vantare sull’ex feudo di Fontanarossa, posseduto dal Marchese della Cerda, e su quello di Tamburello e Ramusa, posseduti dal Marchese di San Giorgio, Don Giovanni Notarbartolo, gli usi di legnare per il fuoco, di cacciare, di dissetare gli animali nei bevai, e di far pascere e pernottare gli animali che si conducono ogni anno per il 16 Agosto al mercato di Cerda.
In conclusione, da quanto sopra esposto, si deduce che il comune di Cerda, abbia avuto una recente formazione.

DAL LIBRO “CERDA LA SUA STORIA NELLE VIE” DI ERMELINDA IMBURGIA
PER INCARICO RICEVUTO DALL’ASSOCIAZIONE CULTURALE “LA NUOVA COMPAGNIA CITTA’ DI CERDA”

Allegati (1)

Ultimo aggiornamento

6 Settembre 2021, 09:56

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